Il Time in jazz di Berchidda si conferma il miglior festival dell'estate in Sardegna, anche in questi tempi di crisi. Meno pubblico del solito e un cartellone con qualche incertezza, però ci pensa un vecchio leone come Ahmad Jamal a far quadrare i conti regalando uno dei più bei concerti mai sentiti in Logudoro. Il pianista americano, 81 anni suonati, ha suonato bene e ha diretto anche meglio il gruppo. Ritmo altissimo, molto swing e bruschi cambi di melodia per spiazzare e stupire gli ascoltatori. Veramente bravo. E bravi anche la cantante maliana Rokia Traorè e i Gaia cuatro che qualche giorno prima hanno incantato insieme a Palo Fresu confermando dal vivo la fresca originalità del progetto "Haruka". Delusione per il set dello slavo Bojan Z, che neppure l'ottimo Gianluca Petrella in formazione ha potuto salvare. A sentire il gruppo, il compianto Joseph Zawinul deve aver fatto un salto nella tomba. Una nota di merito per la banda Demuro di Berchidda: davvero un piccolo gioiello zeppo di preomettenti musicisti. Non è un caso che Paolo Fresu sia venuto fuori da lì. E nota positiva anche per Flavio Soriga, cronista dietro le quinte del festival, sempre puntuale e divertente nel raccontare una Sardegna mai banale, lontano mille miglia da luohi comuni turistici e stereotipi letterari.
Arrivederci a Sant'Anna Arresi
domenica 21 agosto 2011
giovedì 11 agosto 2011
From my window
Due mesi sabbatici possono bastare. Ritorna la voglia di scrivere e raccontare storie e notizie di jazz in Sardegna e nel mondo. L'occasione è l'avvio del classico Time in jazz, a Berchidda, forse il miglior festival che ancora si ha il coraggio di proporre agli appassionati. La rassegna è già iniziata, ma è da oggi che si comincia a far sul serio. Da non perdere i concerti di Ahmad Jamal (venerdì) e Rokia Traorè (domenica), ma attenzione alle Pietre sonore del Pierre Favre quartet che suonerà le sculture di Pinuccio Sciola.
Playlist dell'estate:
Jeremy Pelt - The talented mr.Pelt
Charles Lloyd quartet - Fish out of water
A presto
Playlist dell'estate:
Jeremy Pelt - The talented mr.Pelt
Charles Lloyd quartet - Fish out of water
A presto
sabato 4 giugno 2011
From my window
European jazz expò part.2
La domanda è semplice: dobbiamo preoccuparci se un festival jazz (possiamo ancora definirlo così o il termine è ormai è superato?) presenta il pur bravo Cammariere come artista e concerto di punta? Lui è molto bravo e sa intercettare umori e bisogni che appartengono più agli appassionati di jazz che a quelle delle canzonette, anche se di qualità. Questo però non basta a farne l'artista di punta di una rassegna jazz. Insomma, ci vuole altro e in giro c'è ben poco. O meglio, i festival hanno bisogno anche di fare "cassetta" per sopravvivere e così la qualità non sempre è all'altezza delle aspettative. Dico questo non tanto per accusare Jazz in Sardegna che per l'Eje 2011 ha presentato un cartellone mediocre. La sua opera è sempre e comunque meritoria. Organizzare non è facile, criticare sì. Piuttosto, lo dico facendo riferimento ai blasonati festival d'oltre Tirreno, come Umbria Jazz. Il programma 2011 è improponibile e persino un irriducibile come me quest'estate non farà la solita "capatina" a Perugia. Tutto già visto e già sentito, tutto inascoltabile: dall'ennesimo "remembering" dedicato a Miles Davis alle serate latino americane, dallo stracotto B.B.King a Carlos Santana. Infine Liza Minelli e Natalie Cole. No davvero, così non si può. E si resta in Sardegna aspettando tempi migliori.
La playlist della notte:
1) Chet Baker-Paul Bley - Diane
2) The magnificent Thad Jones vol.1
3) Craig Taborn piano solo - Avenging angel
A presto
La domanda è semplice: dobbiamo preoccuparci se un festival jazz (possiamo ancora definirlo così o il termine è ormai è superato?) presenta il pur bravo Cammariere come artista e concerto di punta? Lui è molto bravo e sa intercettare umori e bisogni che appartengono più agli appassionati di jazz che a quelle delle canzonette, anche se di qualità. Questo però non basta a farne l'artista di punta di una rassegna jazz. Insomma, ci vuole altro e in giro c'è ben poco. O meglio, i festival hanno bisogno anche di fare "cassetta" per sopravvivere e così la qualità non sempre è all'altezza delle aspettative. Dico questo non tanto per accusare Jazz in Sardegna che per l'Eje 2011 ha presentato un cartellone mediocre. La sua opera è sempre e comunque meritoria. Organizzare non è facile, criticare sì. Piuttosto, lo dico facendo riferimento ai blasonati festival d'oltre Tirreno, come Umbria Jazz. Il programma 2011 è improponibile e persino un irriducibile come me quest'estate non farà la solita "capatina" a Perugia. Tutto già visto e già sentito, tutto inascoltabile: dall'ennesimo "remembering" dedicato a Miles Davis alle serate latino americane, dallo stracotto B.B.King a Carlos Santana. Infine Liza Minelli e Natalie Cole. No davvero, così non si può. E si resta in Sardegna aspettando tempi migliori.
La playlist della notte:
1) Chet Baker-Paul Bley - Diane
2) The magnificent Thad Jones vol.1
3) Craig Taborn piano solo - Avenging angel
A presto
martedì 31 maggio 2011
From my window
European Jazz expo, part.1
Comincia qui la trilogia dedicata al festival cagliaritano. Quattro giornate intense nello scenario bucolico e woodstockiano del parco arrampicato sul Monte Claro. Buona l'idea, ma solo sulla carta. In realtà, lo spazio open air è sembrato dispersivo per il popolo del jazz che, purtroppo, non è poi così numeroso. In più, qualche sovrapposizione di concerti ha creato fastidiose interferenze sonore tra un palco e l'altro con grave danno per i set acustici (Enzo Pietropaoli, tanto per citarne uno...). Infine, si può discutere del clima generale da allegra scampagnata con bambini, nonne e panini al seguito. Insomma, il jazz per lunghi tratti ha giocato la sua partita da comprimario invece che da protagonista e questo ha causato la dispersione del significato, del senso profondo, di una rassegna (la storica Jazz in Sardegna) che da decenni con progetti, idee e produzioni originali si propone come punto di riferimento e vetrina d'avanguardia del panorama jazzistico. Il fatto è che la musica non è quella di vent'anni fa, molti protagonisti non ci sono più e la tensione artistica non è la stessa. La sensazione è che, se manca tutto questo, si può anche rilanciare il festival modello parco dei divertimenti però consapevoli del fatto che bisogna anche guardare oltre il tempo di un mini concerto di routine e recuperare lo spirito originario di un festival che dalla sua torre di vedetta deve sempre guardare lontano. Credo che questo ragionamento valga per tutti i festival, in Italia e in Europa (basta guardare il programma di Umbria jazz 2011, a Perugia: un disastro). Cosa sono diventati e come in questa involuzione abbiano perso la forza propulsiva che li caratterizzava come concentrato di proposte musicali e come laboratorio di incontri tra grandi e piccoli musicisti. Oggi, purtroppo, guidano le danze e orientano le scelte il budget a disposizione degli organizzatori e la passerella per la promozione degli ultimi dischi in uscita. Va bene anche questo, ma non sia la sola benzina che fa girare il motore.
La playlist della notte è liberamente ispirata alle (poche) cose buone ascoltate nelle quattro giornate dell'Eje:
1) Stefano Di Battista - Woman's land
2) Enzo Pietropaoli quartet - Yatra
3) Marcotulli, Girotto e Biondini - Variazioni sul tema
A presto
Comincia qui la trilogia dedicata al festival cagliaritano. Quattro giornate intense nello scenario bucolico e woodstockiano del parco arrampicato sul Monte Claro. Buona l'idea, ma solo sulla carta. In realtà, lo spazio open air è sembrato dispersivo per il popolo del jazz che, purtroppo, non è poi così numeroso. In più, qualche sovrapposizione di concerti ha creato fastidiose interferenze sonore tra un palco e l'altro con grave danno per i set acustici (Enzo Pietropaoli, tanto per citarne uno...). Infine, si può discutere del clima generale da allegra scampagnata con bambini, nonne e panini al seguito. Insomma, il jazz per lunghi tratti ha giocato la sua partita da comprimario invece che da protagonista e questo ha causato la dispersione del significato, del senso profondo, di una rassegna (la storica Jazz in Sardegna) che da decenni con progetti, idee e produzioni originali si propone come punto di riferimento e vetrina d'avanguardia del panorama jazzistico. Il fatto è che la musica non è quella di vent'anni fa, molti protagonisti non ci sono più e la tensione artistica non è la stessa. La sensazione è che, se manca tutto questo, si può anche rilanciare il festival modello parco dei divertimenti però consapevoli del fatto che bisogna anche guardare oltre il tempo di un mini concerto di routine e recuperare lo spirito originario di un festival che dalla sua torre di vedetta deve sempre guardare lontano. Credo che questo ragionamento valga per tutti i festival, in Italia e in Europa (basta guardare il programma di Umbria jazz 2011, a Perugia: un disastro). Cosa sono diventati e come in questa involuzione abbiano perso la forza propulsiva che li caratterizzava come concentrato di proposte musicali e come laboratorio di incontri tra grandi e piccoli musicisti. Oggi, purtroppo, guidano le danze e orientano le scelte il budget a disposizione degli organizzatori e la passerella per la promozione degli ultimi dischi in uscita. Va bene anche questo, ma non sia la sola benzina che fa girare il motore.
La playlist della notte è liberamente ispirata alle (poche) cose buone ascoltate nelle quattro giornate dell'Eje:
1) Stefano Di Battista - Woman's land
2) Enzo Pietropaoli quartet - Yatra
3) Marcotulli, Girotto e Biondini - Variazioni sul tema
A presto
martedì 24 maggio 2011
From my window
Non deve stupire o confondere un blog che vorrebbe occuparsi di musica jazz e che invece discute anche di arte contemporanea. Da Pollock in poi jazz e pittura informale percorrono strade parallele e perfino Matisse aveva dedicato un'opera capitale alla musica afroamericana. Arte sia, dunque, e così segnalo un illuminante scritto di Fabio Gambaro pubblicato oggi (24 maggio) sulle pagine che Repubblica dedica alla cultura. Si parla di Anselm Kiefer e dell'onesta critica che l'artista tedesco rivolge al "cinismo del mercato che, da Warhol in avanti, sta distruggendo l'arte". Uno spunto di riflessione che gli appassionati più attenti possono trasferire anche al jazz contemporaneo.
La playlist della notte:
1) Jean Francois Baez trio - Nikita
2) Dag Arnesen - Norwegian songs
3) Eivind Aarset - Live extracts
4) Wolfert Brederode quartet - Post scriptum
A presto
La playlist della notte:
1) Jean Francois Baez trio - Nikita
2) Dag Arnesen - Norwegian songs
3) Eivind Aarset - Live extracts
4) Wolfert Brederode quartet - Post scriptum
A presto
sabato 21 maggio 2011
From my window
Conto alla rovescia per l'European jazz expo a Cagliari, questo fine settimana. Nel programma ho visto che è stato aggiunto il trio danese di Dag Arnesen. E' un musicista semisconosciuto al grande pubblico, ma già l'anno scorso proprio a Cagliari aveva stupito tutti (pochi intimi, in realtà...) con un grande concerto. Farà il paio con il trio di Helge Lien: musica dal lontano Nord, algida, prossima alla glaciazione. Comunque affascinante, se vi piace il genere. Provare per credere...
La solita playlist della notte:
1) Chet Baker - At Capolinea
2) Rava-Bollani - The third man
3) Gerry Mulligan & Astor Piazzolla - Summit
4) Nina Simone - Solitude
A presto
La solita playlist della notte:
1) Chet Baker - At Capolinea
2) Rava-Bollani - The third man
3) Gerry Mulligan & Astor Piazzolla - Summit
4) Nina Simone - Solitude
A presto
mercoledì 11 maggio 2011
From my window
Novità in casa Ecm, e non è un disco qualsiasi. Segnalo che la casa discografica tedesca sta per pubblicare il "Live at Birdland" di un quartetto favoloso: Lee Konitz, Brad Mehldau, Charlie Haden e Paul Motian. Ho già sentito qualche frammento e mi pare che almeno tre (Haden, Motian e Mehldau) dei quattro giganti siano in stato di grazia. Un disco imperdibile per gli appassionati del genere "ultimi maestri". Che poi, sarebbe ancora il jazz nella forma migliore. Quello che non tradisce. Un appunto sul Mehldau: non è più un giovanotto, ma lascia sempre la sensazione di uno che stia ancora cercando una maturità e una dimensione espressiva compiuta. Insomma, un musicista in movimento, schiavo di una imprevedibile ispirazione. Uno capace di incantare ma anche di addormentare. Tocchi di genio e fasi di stanca. Ogni suo disco (e la produzione è a dir poco bulimica) può riservare una sorpresa. Ai concerti, invece, si va sul sicuro: talento&sentimento a mani piene. Un mostro di bravura. Non mi ha fatto mai rimpiangere il prezzo del biglietto.
La playlist della notte:
1) Wolfert Brederode - Post scriptum
2) Weather report - Black market
3) Brad Mehldau trio - Song
4) Keith Jarrett - Koln concert
5) Miles Davis quintet - Cookin'
Buonanotte
La playlist della notte:
1) Wolfert Brederode - Post scriptum
2) Weather report - Black market
3) Brad Mehldau trio - Song
4) Keith Jarrett - Koln concert
5) Miles Davis quintet - Cookin'
Buonanotte
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