martedì 31 maggio 2011

From my window

European Jazz expo, part.1
Comincia qui la trilogia dedicata al festival cagliaritano. Quattro giornate intense nello scenario bucolico e woodstockiano del parco arrampicato sul Monte Claro. Buona l'idea, ma solo sulla carta. In realtà, lo spazio open air è sembrato dispersivo per il popolo del jazz che, purtroppo, non è poi così numeroso. In più, qualche sovrapposizione di concerti ha creato fastidiose interferenze sonore tra un palco e l'altro con grave danno per i set acustici (Enzo Pietropaoli, tanto per citarne uno...). Infine, si può discutere del clima generale da allegra scampagnata con bambini, nonne e panini al seguito. Insomma, il jazz per lunghi tratti ha giocato la sua partita da comprimario invece che da protagonista e questo ha causato la dispersione del significato, del senso profondo, di una rassegna (la storica Jazz in Sardegna) che da decenni con progetti, idee e produzioni originali si propone come punto di riferimento e vetrina d'avanguardia del panorama jazzistico. Il fatto è che la musica non è quella di vent'anni fa, molti protagonisti non ci sono più e la tensione artistica non è la stessa. La sensazione è che, se manca tutto questo, si può anche rilanciare il festival modello parco dei divertimenti però consapevoli del fatto che bisogna anche guardare oltre il tempo di un mini concerto di routine e recuperare lo spirito originario di un festival che dalla sua torre di vedetta deve sempre guardare lontano. Credo che questo ragionamento valga per tutti i festival, in Italia e in Europa (basta guardare il programma di Umbria jazz 2011, a Perugia: un disastro). Cosa sono diventati e come in questa involuzione abbiano perso la forza propulsiva che li caratterizzava come concentrato di proposte musicali e come laboratorio di incontri tra grandi e piccoli musicisti. Oggi, purtroppo, guidano le danze e orientano le scelte il budget a disposizione degli organizzatori e la passerella per la promozione degli ultimi dischi in uscita. Va bene anche questo, ma non sia la sola benzina che fa girare il motore.

La playlist della notte è liberamente ispirata alle (poche) cose buone ascoltate nelle quattro giornate dell'Eje:
1) Stefano Di Battista - Woman's land
2) Enzo Pietropaoli quartet - Yatra
3) Marcotulli, Girotto e Biondini - Variazioni sul tema
A presto

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