venerdì 21 agosto 2009

From my window

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Finisce così quest'estate calda e torbida... Finisce con un bicchiere di vino e un dolce di formaggio. Finisce con una musica strana e lontana che porta grandi spazi e orizzonti infiniti. Finisce come le Notti bianche di Fyodor Dostojevsky... Come quando eravamo giovani, caro lettore... Finisce con il sax di Garbarek che arriva da mondi lontani. Ricordo a tutti il grande valore salvifico della musica che si ama, jazz o altro non importa, la sua forza di invertire la deriva triste di una giornata come questa. Un bel disco contro il maltempo, il malumore, la tristezza dei pensieri che ci soffocano. Un bel disco per ricominciare a sorridere.

mercoledì 19 agosto 2009

From my window

Last summer thought
E' stata senza dubbio una delle più intriganti edizioni di "Time in jazz". Berchidda al suo meglio: brezza fresca rifugio dalla calura cittadina, panadas fatte come si deve e vermentino a fiumi. E poi la musica, of course. Inizio del festival folgorante: prima il quartetto di Jan Garbarek e il giorno dopo i due set di Aivind Aarset e Gianluca Petrella. Tutto molto bello. Di Garbarek non mi stancherò mai di parlare e ascoltare. Il sassofonista norvegese ha proposto il concerto-tipo che il prossimo mese si potrà ascoltare anche in un doppio cd ("Dresden") in uscita per Ecm. Composizioni nuove e tracce che fanno già parte di un repertorio che riassume trent'anni di carriera meravigliosa. A Berchidda Garbarek si è presentato in gran forma: disponibile, meno ombroso del solito e felice della calorosa accoglienza riservata dal pubblico. Per me, insieme a Jarrett e a Frisell, resta una delle ultime grandissime cose per cui vale sempre la pena ascoltare la musica jazz. Musica avvolgente, magnetica, ricca di colore e di emozione. Musica che rapisce. Per due ore e mezzo intorno al palco non si è sentito volare una mosca. Davvero il concerto più bello dell'estate.

venerdì 7 agosto 2009

From my window

Another summer thought
Garbarek, Garbarek, Garbarek.... Quanto l'ho amato e quanto mi piace ancora ascoltarlo. L'ho scoperto tardi, quando era già un artista maturo, ai tempi di "Twelve moon" e di "Visible world". Mi sono lasciato incantare da "Officium" e da "Mnemosyne", poi la folgorazione con "Rites" che per me è un capolavoro assoluto. Uno di quesi dischi da portare nell'isola deserta quando il mondo finirà. Da allora sono andato a ritroso nel tempo alla ricerca di altri lavori del sassofonista norvegese e sono andato in giro per l'Italia e l'Europa a intercettare i suoi concerti. Per me resta uno dei più grandi jazzisti viventi, uno dei pochissimi capaci ancora di coniugare la musica d'improvvisazione con la tradizione della sua terra e con l'emozione dei grandi spazi che è tipica proprio dei paesi del nord europa. Tra qualche giorno sarà a Berchidda (Time in jazz 2009) per un concerto che si annuncia indimenticabile. Parola d'ordine: esserci.

domenica 2 agosto 2009

From my window

A summer thought
La buona musica non manca a Perugia, anche se l'edizione 2009 di Umbria Jazz non verrà ricordata tra le indimenticabili. Ottimi Ahmad Jamal e Dave Douglas con la sua Brass Ecstasy; superlativi McCoy Tyner, Gary Bartz e Bill Frisell, sempre notevole Roy Haynes, indecifrabile la Mingus Dynasty. Senza offendere i fondamentalisti del jazz, è giusto spendere due parole per l'inossidabile James Taylor che ha cantato e suonato da par suo in una arena Santa Giuliana stracolma per l'occasione. Un esercito di quarantenni un po' nostalgici ha risposto all'appello del cantautore americano, autore della colonna sonora di almeno due generazioni. Taylor ha cantato e suonato bene, con la voce meravigliosa che si ritrova e con una voglia di divertire e divertirsi che non sempre artisti pur gloriosi con quarant'anni di carriera alle spalle. Ho visto omoni maturi e signore non più giovanissime versare qualche lacrima sulle note e sulle parole di indimenticabili canzoni della gioventù passata. Ne valeva la pena