mercoledì 19 agosto 2009

From my window

Last summer thought
E' stata senza dubbio una delle più intriganti edizioni di "Time in jazz". Berchidda al suo meglio: brezza fresca rifugio dalla calura cittadina, panadas fatte come si deve e vermentino a fiumi. E poi la musica, of course. Inizio del festival folgorante: prima il quartetto di Jan Garbarek e il giorno dopo i due set di Aivind Aarset e Gianluca Petrella. Tutto molto bello. Di Garbarek non mi stancherò mai di parlare e ascoltare. Il sassofonista norvegese ha proposto il concerto-tipo che il prossimo mese si potrà ascoltare anche in un doppio cd ("Dresden") in uscita per Ecm. Composizioni nuove e tracce che fanno già parte di un repertorio che riassume trent'anni di carriera meravigliosa. A Berchidda Garbarek si è presentato in gran forma: disponibile, meno ombroso del solito e felice della calorosa accoglienza riservata dal pubblico. Per me, insieme a Jarrett e a Frisell, resta una delle ultime grandissime cose per cui vale sempre la pena ascoltare la musica jazz. Musica avvolgente, magnetica, ricca di colore e di emozione. Musica che rapisce. Per due ore e mezzo intorno al palco non si è sentito volare una mosca. Davvero il concerto più bello dell'estate.

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