venerdì 7 agosto 2009

From my window

Another summer thought
Garbarek, Garbarek, Garbarek.... Quanto l'ho amato e quanto mi piace ancora ascoltarlo. L'ho scoperto tardi, quando era già un artista maturo, ai tempi di "Twelve moon" e di "Visible world". Mi sono lasciato incantare da "Officium" e da "Mnemosyne", poi la folgorazione con "Rites" che per me è un capolavoro assoluto. Uno di quesi dischi da portare nell'isola deserta quando il mondo finirà. Da allora sono andato a ritroso nel tempo alla ricerca di altri lavori del sassofonista norvegese e sono andato in giro per l'Italia e l'Europa a intercettare i suoi concerti. Per me resta uno dei più grandi jazzisti viventi, uno dei pochissimi capaci ancora di coniugare la musica d'improvvisazione con la tradizione della sua terra e con l'emozione dei grandi spazi che è tipica proprio dei paesi del nord europa. Tra qualche giorno sarà a Berchidda (Time in jazz 2009) per un concerto che si annuncia indimenticabile. Parola d'ordine: esserci.

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