sabato 10 gennaio 2009

From my window

Allevi Vs Ughi
Fatte le debite proporzioni (bombardamenti su Gaza, crisi economica, tutto ciò che riguarda Obama), la lettura più interessante offerta dalla stampa quotidiana durante le vacanze di fine anno è stata la polemica sul concerto di Natale al Senato tenuto da Giovanni Allevi. Musicisti e critici indignati e non a torto, ma l'autodifesa del pianista e compositore pubblcata su La Repubblica contiene spunti intelligenti. Ad esempio, le barricate a difesa della musica semplice (la "complessità risolta") contro la cultura dominante nel Novecento (almeno da Stravinsky, Bartòk e Schoenberg) che promuove l'equazione "difficile e complicato uguale colto e artisticamente meritevole". Oppure ancora lo sdoganamento della musica orecchiabile nei templi sacri della tradizione musicale colta. Insomma, i nuovi barbari che avanzano, fanno paura e invadono le roccaforti dell'ortodossia classica destabilizzando il potere costituito.
Premetto che non sono un fan di Allevi. Non mi piace e non lo ascolto neanche sotto tortura. Detto questo, credo che il dibattito possa essere risolto ragionevolmente con un atteggiamento meno manicheo. Il pianista che piace tanto al pubblico e meno alla critica davvero è più accostabile all'astuzia commerciale di Richard Clayderman che al genio assoluto di Mozart (che lo stesso Allevi impropriamente cita spesso nello sgomento generale), ciò non significa che un grande merito non debba essergli riconosciuto. Cioè l'abilità (e anche l'intelligenza artistica) di aver saputo intercettare il bisogno diffuso tra gli ascoltatori di livello medio di superare la tradizionale forma canzone per ridefinire i confini della musica popolare e commerciale. Insomma, Allevi suonerà pure male ma le sue melodie stucchevoli e ruffiane hanno comunque una dignità artistica certificata da un grande consenso popolare. In mezzo a tanti geni incompresi abbiamo un furbo compreso benissimo. Smetta allora di citare Mozart (che continua a rigirarsi nella tomba) e vada pure a suonare al Senato, che tanto non importa a nessuno. Senza lode e senza invidie.
P.s. Si è letto anche di un improbabile paragone con Jarrett, e lì veramente si è passato il segno...
10 gennaio 2008 Marco Bittau

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